venerdì 30 dicembre 2011

Giorno 13 - Cordoba - Mendoza


29 dic 11
CORDOBA-MENDOZA
GIORNO 13


La fatica sta avendo il sopravvento. Si parte ben prima che il sole si sia alzato. Normalmente la sveglia è alle 4. Si riposa in corriera, ma non tutti riescono a dormire. E quando si mette piede in una nuova città nessuno vuol rinunciare a godersela fino in fondo. Così gli organismi si indeboliscono e si è più vulnerabili alle malattie. Chi di dissenteria, chi di mal di gola, chi di febbre più o meno alta, conto almeno 7 dei miei compagni di viaggio in difficoltà fisica. Niente di grave, ma quanto basta per non riuscire a godersi al meglio gli eventi e, soprattutto, la vita in corriera, che è quella che occupa la stragrande maggioranza delle nostre giornate. Cominciano a venire meno le situazioni in cui è coinvolto l'intero (o gran parte del) gruppo. Si canta meno, si scherza meno, si interagisce meno. Si dormicchia, si guarda dal finestrino, si dormicchia. Io stesso fatico a tenere gli occhi aperti davanti al computer. Piuttosto, telecamera alla mano, cerco di non perdermi gli scorci più intensi o caratteristici che offre il panorama.
Cominciamo a percorrere territori che si avvicinano a quel che definiamo pampa: distese di terreni incolti sui quali pascolano mandrie di vacche in piena salute, cavalli allo stato brado e su cui avvistiamo continuamente grossi uccelli che non riusciamo a meglio identificare e che plano con eleganza al disopra dei cespugli. Facciamo rotta su Mendoza, capitale vinicola dell'Argentina. solo a una ventina di chilometri dall'arrivo incontriamo i primi vigneti, in pianura. Vi sono anche molti nuovi impianti: a quanto pare anche qui l'industria del vino viaggia a gonfie vele e favorisce nuovi investimenti. Il centro di Mendoza si rivela moderno, vivace. La vita gira intorno alle 5 piazze principali: la centrale piazza Indipendenza e le altre 4, disposte simmetricamente: piazza Cile, piazza Italia, piazza Spagna e piazza San Martin. La sua struttura è ordinata. Si vede che è stata ricostruita e riconcepita da poco, dopo il terremoto che l'ha distrutta verso la metà del secolo scorso. Platani e gelsi riparano le strade più affollate dal sole cocente, che altrimenti sarebbe insopportabile.
La giornata si conclude con una cena informale con alcuni dei rappresentanti cittadini della comunità veneta e delle categorie economiche. Siamo sottotono. Non riusciamo a regalare il calore che normalmente ci trasciniamo dietro. Qualcuno se ne torna in albergo alla chetichella per infilarsi sotto le coperte a smaltire la febbre. Altri resistono. Altri cercano un tuffo in piscina prima di cedere il passo.
Domani si varcano le Ande. Sveglia alle 4.

Dimitri Feltrin

Foto di Elena Squizzato

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