venerdì 23 dicembre 2011

Foz do Iguaçu - Porto Alegre - Giorno 6

22 dicembre 2011
Giorno 6 - Foz do Iguaçu-Porto Alegre

Facciamo rotta verso Porto Alegre, e ci addentriamo così nella parte più "veneta" del Brasile. Non è difficile rendersene conto. Le insegne dei negozi, delle fabbriche, dei ristoranti riportano cognomi evidentemente originari delle nostre zone. L'Hotel Pigatto, il ristorante Quarto's riportano addirittura i cognomi di due partecipanti al viaggio. E poi incontriamo storpiature di cognomi frequenti in Veneto: Martignago, che è anche il cognome della mia nonna materna, per esempio, diventa Martinhago. Stessa pronuncia, diverso modo di scrivere i suoni.
Ci fermiamo lungo la strada (anche oggi le ore di viaggio sono state 18 per percorrere poco più di 800 chilometri) a rifocillarci. Il bar-ristorante-supermercato-bowling in cui capitiamo si chiama "Orsolin ". E' un locale modesto, ma il personale è gentile e sorridente. Al proprietario basta sentire due parole scambiate nel nostro dialetto per intervenire nella discussione: "Anca me nono era italian. El vigneva dal Veneto, ma no me ricordo da dove". Parla, come gran parte della popolazione dello stato del Rio Grande do Sul, il cosiddetto "'talian": idioma che si compone al 70% di terminologie del dialetto veneto parlato nelle nostre campagne fino a una cinquantina d'anni fa. Il signor Orsolin è un immigrato di terza generazione. Lui in Italia non c'è nemmeno mai stato. Dalla sua terra d'origine lo separa un oceano. Eppure la lingua non è andata persa. C'è tutta la famiglia davanti alla mia telecamera a sorridere e raccontare delle proprie origini. Al momento della nostra ripartenza ci regalano un sacco pieno di cioccolatini e ci salutano con la mano mentre ci allontaniamo.
Un avventore del bar, invece, richiama la mia attenzione prima di ripartire in sella alla propria moto. "Football team?", mi chiede indicando i miei compagni di viaggio che fanno un "torello" nella veranda del locale. "Tour", rispondo, "dall'Italia". "Italia, magna poenta e magna fasoi!!!", risponde lui mentre gli occhi gli si illuminano. Anche suo nonno era italiano. Che fosse veneto lo capisco io dalla sua parlata così simile al nostro dialetto.
E' qui che i veneti che sono si specchiano con i veneti che furono. E' qui che gli uni si ritrovano negli altri. Fosse anche solo grazie al ricordo di avere radici comuni, che nemmeno il flusso inesorabile del tempo è ancora riuscito ad estirpare.

Dimitri Feltrin

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