lunedì 26 dicembre 2011

Rio Grande - Montevideo - Giorno 9

25 dicembre 2011
Rio Grande - Montevideo
Giorno 9

Mi ci ha fatto pensare Elena. Avete presente il film Vanilla sky? Quando Tom Cruise si sveglia, scende in strada e trova davanti a sé una città completamente svuotata? Con le dovute differenze urbanistiche e architettoniche, vi siete appena figurati Montevideo nel giorno di Natale. Dove siano andati a cacciarsi il milione e mezzo di abitanti che ci vivono, non è dato saperlo. Ma certo è che dagli ampi vialoni della periferia alle strade della città vecchia, fino al corso che costeggia il porto commerciale, imbattersi in una persona è cosa davvero rara. L'impressione di una rilassante e malinconica desolatezza è amplificata dalla luce accecante che investe di taglio la città: nascosta dagli alti palazzi, ti travolge nel momento in cui riesce a scavalcarli e a riversarsi nelle vie del centro, rimbalzando sui palazzi di vetro, frantumandosi tra le chiome dei platani, specchiandosi sul lucido acciottolato senza essere ostacolata da persone, auto o mezzi pubblici.
Lo so: non è questa la vera Montevideo. Ma girovagare per la deserta capitale uruguaiana è rilassante e piacevole. Soprattutto dopo aver vissuto il caos prenatalizio a Porto Alegre e a Rio Grande. E dopo l'ennesima lunga tratta di corriera che ci ha portati ad abbandonare definitivamente il Brasile per l'Uruguay.
Ci aggiriamo per la città. Ne apprezziamo l'ordine, gli spazi ampi, il verde lussureggiante, le ombre refrigeranti, il bilanciato misto di storia e modernità, lo spiazzante alternarsi di zone impeccabilmente ben tenute e di altre in cui i senza tetto dormono a bordo strada e rovistano nei cassonetti. Lungo la rambla che costeggia le acque del Rio de la Plata si comincia finalmente ad incontrare un po' di fauna umana. Gente che corre a piedi o in bicicletta, famigliole che passeggiano, solitari che leggono al sole, bimbi che giocano con skate-boards pattini e palloni, fisicati che prendono il sole, pescatori armati di canne, aspiranti Furlan che palleggiano. Tutti (tranne i bimbi) hanno con se un termos di acqua calda e la tradizionale "zucchetta" per bere il mate. La storia non cambia in spiaggia. Per ogni gruppetto un termos, un mate e una bombilla, la cannuccia di metallo con annesso filtro che serve per succhiare l'amara tisana. Sapevo del suo diffusissimo utilizzo, ma mai avrei pensato che una bevanda alla temperatura di 80 gradi centigradi potesse prendere anche il posto del ghiacciolo.
Domani c'è un'altra frontiera da attraversare: quella argentina. Si fa rotta su Buenos Aires. E, come testimonia questo disegno del nostro artista di bordo, Roberto Bertazzon, l'Ostrega! Bus si sta trasformando pian piano in una carovana nomade. 
Siamo zingari allegri e spensierati.
E ci gustiamo il mondo.

Dimitri Feltrin

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