mercoledì 4 gennaio 2012

Giorno 17 - Temuco - Esquel

02 gen 12
TEMUCO-ESQUEL 
GIORNO 17


Per tornare a varcare la frontiera cileno-argentina, lungo il percorso Temuco-Esquel, si passa nei pressi del vulcano Puyehue: il vulcano che nel giugno 2011 prese a eruttare sputando nei cieli dell'America Latina migliaia di tonnellate di ceneri e lapilli. Il suo risveglio non mandò in crisi solo il traffico aereo continentale e intercontinentale, ma costrinse anche le autorità a dichiarare, nella parte meridionale del continente, l'emergenza ambientale dopo la morte di 750mila pecore a causa dei danni subiti dai terreni di pascolo.
Le ceneri del vulcano Puyehue.
E' davvero un'esperienza unica attraversare questa zona che, anche dopo più di 6 mesi, rimane ricoperta di cenere. Le auto sollevano sfrecciando quella accumulata a bordo strada, le foglie degli alberi sono impolverate, le radure che si riescono a scorgere tra la macchia sembrano innevate, così come le cime delle montagne. Ma non è neve, è cenere! Ed è indescrivibile quanto sia spettrale l'effetto che fa. Sembra di essere nella scena di un film Tim Burton: alberi rinsecchiti, un alone di polvere sempre presente nell'aria e che la rende pesante e opaca, colori sbiaditi, un sole che non penetra mai del tutto. Per chilometri e chilometri. Da poco prima del varco doganale, per tutta la "terra di nessuno" che si estende per chilometri tra i boschi, fino all'inizio della Patagonia, in quella regione che viene detta dei laghi. Qui si trovano alcune delle località di villeggiatura più frequentate della Patagonia: Bariloche, Villa de Angostura, San Martin de Los Andes. Anche qui la cenere è presente, infastidisce le narici, entra in gola, smorza i colori, impolvera le strade. E i turisti vanno altrove. Si percepisce che i luoghi sono incantevoli. Ma l'atmosfera è malata.
La Routa 40.
Lago della Patagonia settentrionale.
Proseguendo verso Esquel abbandoniamo le montagne, ci scrolliamo di dosso la polvere e cominciamo a immergerci in paesaggi che ci nel nostro immaginario riconduciamo a quelli della Patagonia: immense distese brulle. Solo cespugli verdi, gialli, marroni. Qua e là una montagnola a spezzare la monotonia. La Routa 40 che incede imperterrita. Trasandata ma imperterrita.
OstregaLatina! sbarca in Patagonia.
Giungiamo alla meta che si è fatta sera. Non sono tanto il gusto succulento dell'asado e la bontà del vino della Patagonia che consumiamo per cena a stupirci, ma gli incontri notturni che facciamo. All'Argentino ci finiamo a concludere la serata. Musica soffusa. Luci basse. Pochi avventori. Uno di loro beve da solo a un tavolo. Non apprezza l'entusiasmo del nostro gruppetto. Vorrebbe starsene tranquillo e ce lo fa capire in modo un po' scontroso. E' l'occasione per attaccarci bottone. Si chiama Silvano Simeoni. E sapete di dov'è originario? Di Vallà di Riese! E' parente dei "Seconati" che hanno i vivai in via Mulino di Ferro. A Vallà (dove Ostrega! ha la propria tana e dove vive un gruppo consistente di oysters) c'è stato almeno 4 o 5 volte. il clima da ostile diventa subito amichevole e parte uno scambio reciproco di birre. Tante cose ci saremmo aspettati dalla Patagonia, tranne che ci regalasse un incontro di questo genere. A Esquel, città mapuche di 40mila abitanti persa nel nulla del Sud del Mondo, andando per locali in piena notte, abbiamo trovato un pezzo di noi.




Dimitri Feltrin

Foto di Elena Squizzato

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